
Brasile, gli Usa respingono la decisione della Corte suprema

'Nessun tribunale estero può annullare sanzioni legge Magnitsky'
Non si è fatta attendere la reazione di Washington alla decisione del giudice della Corte suprema del Brasile, Flávio Dino, che ha stabilito come ordini giudiziari ed esecutivi stranieri debbano essere omologati nel Paese sudamericano per avere efficacia, nel tentativo di blindare un altro giudice del massimo organo giudiziario verdeoro, Alexandre de Moraes, dagli effetti della 'legge Magnitsky'. "Alexandre de Moraes è tossico per chiunque cerchi accesso agli Stati Uniti e ai loro mercati. Nessun tribunale straniero può invalidare le sanzioni Usa o risparmiare dalle conseguenze della loro violazione", ha scritto l'Ufficio per gli affari dell'emisfero occidentale (Wha) degli Usa sul suo account ufficiale di X. "Le persone statunitensi non possono avere rapporti con lui e anche i non statunitensi rischiano sanzioni se gli forniscono supporto materiale", ha aggiunto Washington. Sul fronte interno, la decisione di Dino ha suscitato perplessità negli ambienti finanziari. O Globo ha citato un banchiere della Faria Lima, il quartiere finanziario di San Paolo, secondo il quale il provvedimento è "un errore", poiché la legge americana "non si applica ad altri Paesi, ma a chi desidera mantenere affari negli Stati Uniti. Se il Banco do Brasil, Itaú o Bradesco hanno attività sul mercato americano, dovranno rispettare la Magnitsky".
O.Martin--SMC